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Via Ignazio Buttitta,15
95042 Grammichele (CT) (Italia)
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tel. 0933-946582
email: santopaologuccione@tele2.it
web: www.scultura-italiana.com
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Opere
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Andromaca ed Astianatte
sculpture
on
ceramics,
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Antigone
sculpture
on
ceramics,
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Attorno al Presepe
sculpture
on
wood,
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Ballerina
sculpture
on
wood,
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Giovani con Cavallo
sculpture
on
wood,
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Inno alla Pace
sculpture
on
marble,
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La Famiglia
sculpture
on
marble,
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Le Troiane
sculpture
on
marble,
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Maternità
sculpture
on
wood,
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Maternità
sculpture
on
terracotta,
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Maternità con Falchetto
sculpture
on
various materials,
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Presepe
sculpture
on
ceramics,
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Presepe
sculpture
on
various materials,
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Presepe
sculpture
on
plexiglass,
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Presepe
sculpture
on
various materials,
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Biography:
Santo Paolo Guccione è nato a Grammichele (CT) dove vive e lavora. Ha insegnato Arte Applicata per l'arredamento dal 1967al1996,presso l'Istituto d'arte "Raffaele Libertini" di Grammichele, dal 1971 al 1975 ha diretto il Centro d'arte "Nuovo Sud" di Caltagirone. Sue opere figurano in importanti collezioni pubbliche e private in Italia e all'estero. Domicilio Via Ignazio Buttitta ,15, Studio Via E. Cialdini ,93/95 95042 GRAMMICHELE (CT) tel. 0933-946582. cell.340-6455764 E-mail, santopaologuccione@tele2.it santopaologuccione@tiscali.it Sito Internet-www.xarte.com www.Scultura-Italiana.com www.santopaologuccione.it www.arteraku.it www.sciroccoedizioni.com www.inarte.it Ecc.
La Sicilia (CT)-La Voce del Salso (CL) L'Ora (PA) Palermo Sport (PA) Fiamma Serafica (PA) Radio Libera Grammichele- Partecipazione Democratica Caltagirone- L'Arco (Benevento) Grafica 70 (MI) Il Quadrato (MI) Bolaffi Arte (TO) Panepinto Editore ( La Spezia) Il Subbio Rho (MI) Il Cavalletto (MI) Il Tamburo (Grammichele) La Voce di Ferrara - Il Resto del Carlino (BO) Sicilia Imprenditoriale (CT) Nuovo Sud (CL) Avanguardie Artistiche (PA) Artisti Siciliani Contemporanei (PA) Arte Contemporanea Regione Sicilia RM Edizioni Artisti Contemporanei Alba Ferrara- Artisti Contemporanei ACCA Arte Roma- Catalogo Internazionale Tralli (BO) La Gazzetta del Calatino (Caltagirone)- L'Obbiettivo (Caltagirone) Giornale di Sicilia (PA) BOE' (PA) Atlante dell'Arte (Carello Editore Catanzaro) Arte e Fede UCAI Roma Catalogo degli scultori Italiani Mondadori Artisti del 900 (Fabbri Editore MI) TVR XENON (Caltagirone) TFN (Caltanissetta) TGS (CL) Video Mediterraneo RG RAI TRE (CT) Telecolor (CT) Avanguardie artistiche 2004/05/06/07-ECC.
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Curriculum vitae:
Hanno scritto: V.Marzilla-P.Vittorino-B.Barbieri- F.Messina- F. Iannone- I.Privitera- L.Privitera- G. Pluchino- E. Leopardi- G. Guastella- G. Leone- G. Scionti- F. Altamore- M. Inzirillo- F. Spena- A. Gerbino- G. Congiu- P. Trevisano- M. DeSimone- P:A: San Giorgi- F. Capra Secchieri- M. Bracciante- F. Torrisi- L. Damigella- S. Cosentino- G. Manzella- G. DiBella- G. Palermo- E. Speroni- M. Palminteri- P. Parietti- F.Tralli- N. Merlini- A. Messina- P. Giudice- A. Giudice- S. Cona- A. Amico- S. Vanella C. DiGrandi- M. Marazzi- G. Adamo. Mons. Sbona- R. Aracri.-L.
Di Gregorio.- Ecc.
Premi ricevuti. !° Premio E.P.T. San Cataldo (CL) Coppa E.P.T. (CL) Medaglia d'oro Rassegna Nazionale d'arte (CL) Omaggio All'Artista (CL) Leone d'oro (FI) Premio Leonardo da Vinci (Roma) Medaglia d'oro Cessillo Europeo dell'Arte Cavalcatone (CR) Ippocampo d'oro (Roma) Premio Culturale Apollo (BO) !° Premio per la Scultura Fano 3°Classificato -al 2° Premio Internazionale d'arte BOE' (PA)-ECC:
Referenze Associazione Artistica Culturale "ESARTE" Grammichele cell. 347-6494106- Federazione Italiana Arti Figurative (FIAFi) Siracusa cell. 347-0363508-333-6365231- Galleria d'arte "Firme d'autore" Giarre -
Galleria " Il Tempio " Palermo tel.091-6190367-091-6190928-
Alcune Critiche:
Per Guccione è la materia pietra, basalti neri, rossicci o grigi, di grana fine o sconvolta dalla violenza effusiva; bionde arenarie di calda consistenza quasi ossea; marmi e graniti taglienti e puri; oppure tronchi d'albero, rami e radici tormentati e contorti, tenacemente attaccati alla vita e alla rigenerazione, in cui l'occhio attento e immaginifico di Guccione scorge già ciò che è in nuce, in un favoloso mondo mitico e allegorico.
In questa visione la recente tematica del mito e della tragedia si colloca perfettamente, evidenziando la matrice classica, l'interessante se pur remota esperienza informale, l'anima popolare nel senso del primitivo archetipo.
Domenico Amoroso
Direttore Musei Civici di Caltagirone
Un'armonia Essenziale
Che usu il legno, il marmo oppure la ceramica per le sue sculture.
Santo Paolo Guccione riesce sempre a dare una proiezione plastica alle figure dal tratto armonico e preciso.
Le figure, specialmente quelle femminili, emanano una sensualità particolare, rispettose come sono di quelle linee ascensionali che servono ad allungare la visione dell'insieme e dare un'ulteriore brillantezza all'immagine.
C'è un composto dinamismo nel procedere delle curve e nel gesto; c'è un tutt'uno tra la coralità del messaggio e la plasticità del frasario gestuale.
Ciò spiega il motivo per cui in Santo Paolo Guccione si ritrovano elementi sognanti, risvolti mitologici e richiami all'oggi.
Su tutto sembra quasi troneggiare il " Perchè?" che da il titolo al crocefisso in ulivo e bungavillea; un perchè fatto di storia d'ogni giorno, di dubbi, di affetti che si sbriciolano, di sentimenti che, ossessivamente, finiscono preda del compromesso.
Ogni figura si presenta con un volto non ben definito, quasi a voler celare un pò la paura che abita all'interno di ognuno di noi. Ogni figura, al tempo stesso, ha la capacità di emanare un fascino del tutto particolare. E' sufficiente, per rendercene conto, osservare la silhouete di " Ecuba " oppure quella di " Andromaca ed Astianatte ": entrambe sono rese in maniera totalizzante e dando spazio ad una gestualità che fa dell'essenziale il suo marchio caratteriale.
Forza, movimento, sintesi, plasticità,armonia...: questi sono gli incredienti che si accompagnano alle creazioni scultoree di Santo Paolo Guccione, un artista che sa dare profondità alle allegorie e purezza espressiva alla materia. Un artista dunque, a trecentosessantagradi.
Fulvio Castellani
Da Atlante Italiano dell'arte (A.Carello Editore)
L’immagine riesumata
Una mostra di presepi di Santo paolo Guccione: uno scavo nella preistoria, una sequenza di figure, quasi sognate, che riemergono dal legno e dalla pietra, come riesumate da un sonno eterno, dalla dimenticanza del tempo.
Mentre mi aggiro tra i presepi di Santo paolo Guccione, nel silenzio del luogo e della bella e unica piazza, sconvolta dai lavori di restauro, che la rifaranno più grande e più bella che pria, alla mente mi torna, in contrappunto, il cesello in argento di Raspini, caparbiamente ricavato in misure da miniatura per il cilindrico presepe portacandele, dal quale emergono figure nette, esatte, nitide; malgrado le dimensioni da ricamo ridotte a pochi millimetri, rivedo le figurine, mosse dal ruotare lento della mano, che proiettano sul muro le loro ombre tremolanti alla tenue luce della candela, riesumando la preghiera dimenticata dei pastori,l’ombra della capanna, una traccia di paese, di case, due palme, i tre re magi. Come in un vecchio Lumiere o in un gioco d’ombre cinesi. La nitidezza è garantita dall’abilità del cesello, ma soprattutto dalla duttilità del materiale, dalla sua malleabilità, dalla fusione dell’argento che intasa i pori, li riempie, si distende preciso, prima di solidificare nella forma.
Ed ecco il contrasto: nell’ovattato sottofondo musicale dei notturni e dei Valzer di uno Chopin da troppo tempo trascurato, l’affabulante amico scultore mi descrive i materiali diversi in cui i presepi sono modellati, scavati, svegliati da un sonno di placenta universale: non più l’argento malleabile e molle, ma la pietra. Anch’essa eterna, ma dura, compatta, rigida, granitica, quasi immutabile: pietra pece di Ragusa, pietra alabastrina chiara o scura, teneramente e tenuemente sfumata d’azzurri, arenaria di Sabucina, in cote di fiume, il limestone candido e orientale, la basaltina di Vizzini. E la selce primitiva, la più dura, l’intrattabile, il coltello, l’utensile, lo scalpello, il rasoio della preistoria.
Mi racconta, l’amico, del suo rovistare tra le cave per trovare la pietra e di come la forma stessa di un detrito gli suggerisca il soggetto da ricavare, la posa da creare, l’immagine nascosta da portare alla luce, la figura; quasi che posa e forma e figure siano rimaste nella pietra prigioniere e avvinghiate, nascoste e protette nei secoli e il detrito gli comunichi l’ansia loro di riemergere, districarsi, rinascere,sbocciare.
+” Le pietre parlano “, mi dice “ ed io non faccio altro che estrarre con lo scalpello quello che in esse è sepolto dal tempo. Ho imparato a seguire le tracce che esse stesse mi indicano, ad ammorbidire le loro resistenze affondando lo scalpello tra le pieghe, le fessure degli strati, a imboccare il tracciato che esse mi invitano a seguire. Soltanto in questo modo, la loro durezza contro cui si stancava il martello, l’attrezzo per lo scavo, contro cui cedeva la fresa, si frantumano, allentano la morsa, si lasciano modellare”.
Questo mi dice, innanzi a quei volti accennati nelle grotte naturali d’alabastro in cui la sacra famiglia si aggrega in un abbozzo, in un accenno, si desta dal millenario letargo di pietra. Questo, innanzi al bambinello che, nel cote di fiume, riemerge dalla pietra rotonda come da una culla, ma la sua posizione, quasi in croce, ci riconduce al suo sacrificio, riannoda la curva del tempo e lo ripropone alla nostra quotidiana dimenticanza.
E mi invita a toccare le opere, a tentare gli anfratti, per deludere, attraverso l’occhio tattile delle mani, la freddezza della pietra e riscoprirne il calore che essa è capace di trasmettere¸per saggiarne la durezza, ma percepire nella carezza il lavoro paziente, la levigatura, la resistenza, l’ostinazione cocciuta di chi ha saputo liberare ciò che era nascosto dai suoi vincoli eterni.
Qui , la natura è sovrana.
E questo avviene non soltanto nella pietra, ma anche nel legno d’ulivo, nelle sue radici contorte e convulse, di per sé immaginifiche, nei materiali di risulta, nel plexiglass, nei ferri , nei tubi, scovati nelle discariche, dormienti e inutili per tutti, ma non per Guccione, che li intriga, li sveglia, li modella, li piega alla sua volontà per farne strumento e ricavarne oggetti preziosi, stella, casa, bastone,culla.
Non saprei se Santo Paolo Gruccione abbia avuto o abbia maestri, se a qualcuno si ispira, se qualcuno gli ha fornito, come si dice, motivo di confronto.
La sua originalità mi pare unica. E lo conferma il fatto che i suoi presepi in terracotta maiolicata o smaltata (due ce ne sono ), quasi studi, quasi prova di colore, quasi prova d’artista, non ricordano, non sembrano avere riferimenti, pur nella grande quantità di maestri(pochi) ed imitatori (tanti), che questa abusata materia a diffuso a Grammichele e nel vicinato: sono diversi, nuovi, quasi pietra, quasi scultura, forse bassorilievo, e il colore, lo stesso per entrambi, si disperde e si muta nella temperatura diversa del forno, che diventa complice e artista esso stesso elo seziona, lo frantuma, lo spezza, conferisce toni inattesi, sfumature impensate.
Questa la personale di presepi. Ad essa si mescolano minuziose e gradevoli serigrafie dello stesso Guccione, alcune acquerellate, preziose per la tiratura limitata: paesaggi locali e dell’hinterland, prospetticamente pregevoli e sinuosi, donate alla locale Casa Comunale perché ne faccia rassegna permanente d’uno dei suoi figli entusiasti.
La mostra ,inaugurata in Dicembre, sarà visibile ancora in Gennaio, su richiesta delle scuole,chè ne facciano percorso didattico per l’uso della pietra, per il riciclaggio dei materiali,per lo stimolo di un istinto creativo che non abbia confini, per l’omaggio alla giovanile esuberanza di un insegnante in pensione, ancora intatto nella volontà di insegnare, di credere e di entusiasmarsi. Asessant’anni.
Antonio Amico
Da L’Obiettivo Caltagirone 12 Gennaio 2007- anno 4, numero1, quarantanove .
Silvio Di Pasquale Editore.
Santo Paolo Guccione e’ scultore di terra di Sicilia,terra dalle millenarie culture,dalle tradizioni forti,terra di conquista di popoli antichi ,arabi in particolare e greci ma anche venuti dal nord,i normanni, di cui l’artista nutre il subconscio metabolizzandolo in forme di scultura fortemente comunicativa. Terra di contadini forti,tenaci,di gente abituata al sole,al sudore,da cui l’artista assorbe le credenze e i miti per esprimerle nella sua arte terribilmente vera che diventa
catarsi,riscatto,urlo liberatorio,ansia di cambiamento. Aspetti questi rappresentati dalle figure mitologiche per cui la leggenda,il mito e a volte la storia sono i modi di cui si serve per denunciare il presente e tentare di trasformarlo.Figure come Antigone richiamano doveri e comportamenti non piu’ rintracciabili nelle societa’ moderne.O come Pegaso ,il mitologico cavallo ,che libera nel vento le sue ali liberandosi dalle catene del pregiudizio di cui e’ piena la condizione umana moderna e che l’artista e l’arte in genere hanno il compito di purificare.O come Ettore e Andromaca ,dove non e’ difficile trovare le tematiche del mondo di oggi che si ripetono sotto forme e mentalita’ diverse ma che trovano soluzione solo nell’etica e nella morale anche moderna.
Il cordone ombelicale di Guccione e’ vitalizzato continuamente da queste sorgenti culturali a cui la sua anima si disseta in un racconto fatto di figure che convolgono ed emozionano e trasfondono la sua arte di tradizioni spogliate dal passato per attualizzarle nel presente. E la sua scultura diventa attuale,presente,contemporanea nella misura in cui denuncia e indica il degrado della societa’ moderna che perde il suo ancoraggio culturale col passato a cui invece l’artista si richiama in modo appassionato e per certi aspetti sentimentale.
Guccione non si presta subito ad una facile e superficiale lettura delle sue creazioni , ma va indagato ,fa riflettere, induce alla meditazione .La sua scultura ha qualcosa di ieratico e mitologico insieme ma non comprenderemmo la sua arte se non collegassimo queste sensazioni al contemporaneo , al presente a cui il suo sguardo e’ rivolto pur attingendo dal passato e dall’antico le sue fonti ispirative. Quasi una reinterpretazione attualizzata di vicende e situazioni che i ricorsi storici ripresentano in modo continuo ,come se le vicende umane non avessero fine ma un ritorno .
Le sue sculture parlano e ascoltano,comunicano e ricevono lo sguardo coinvolto di chi sente il messaggio eterno dell’arte nelle sue forme diverse ma sempre vere.
Le sue figure hanno hanno uno slancio poetico,armonioso ,elegante,che nella diversa utilizzazione dei materiali continua in modo leggero,etereo quasi la sua esperienza. I materiali perdono la loro fisicita’,si dissolvono nella loro materialita’ stessa e acquistano una leggerezza e una flessibilita’che rivela sua volontà’ espressiva forte e volitiva. Il soggetto prende forma e la sua proiezione mentale si materializza nelle sue mani come una poesia che ha solo bisogno di essere letta ma che’ e’ gia’ sostanza,vita,emozione.
Il suo e’ uno stile semplice non ricercato , quasi educativo e nello stesso tempo comunicativo che fa amare di piu’ l’arte quando l’arte non si isola ma si ancora alla storia,al mito,alla leggenda e si concretizza nell’analisi del tempo che viviamo dove l’artista trova il suo spazio e come le grandi figure del mito guarda oltre il confine del tempo per trovare sentieri nuovi,liberi o forse antichi come le sue sculture e le sue creazioni che sanno di storia,di passato,di antico ma che basta fermare la corsa un attimo per comprendere il grande valore attuale.Un artista forse fuori dalle avanguardie perche’ e’ lui stesso una avanguardia che sa parlare ma soprattutto sa capire e sa trasmettere con le sue opere un grande messaggio.
Romeo Aracri –ap
Santo Paolo Guccione, nasce a Grammichele, l’esagonale cittadina in provincia di Catania, dove vive e lavora; si forma all’interno dello stimolante ambiente dell’istituto d’arte locale in quelli che furono gli anni d’oro della scuola, sotto l’ala del maestro scultore Michele Gullé. Nella stessa scuola che è stata la sua culla, da discente si trasforma in docente, insegnando per un trentennio Arte Applicata per l’Arredamento.
Negli anni post-sessantotteschi dirige il centro d’Arte “Nuovo sud” a Caltagirone, e oggi presiede l’associazione artistico-culturale "Esarte" di Grammichele.
Le sue opere figurano in importanti collezioni pubbliche e private, italiane ed internazionali.
La sua vastissima produzione non si può imbrigliare in una tendenza, in un filone: la sua opera è varia, la sua arte partita dalle prove scolastiche, procede per vie traverse, trovando spesso tornanti, e come a volte abbiamo la sensazione di ritrovarci in situazioni mai vissute eppur sepolte nei nostri ricordi, così l’opera di Guccione, mutando, si ricorda di se stessa, di ciò che è stata: guardandosi indietro vede dentro di sé ciò che sarà.
Talvolta è lo scultore a dettar legge, talaltra la natura si presenta tiranna, e allora pochi gesti fanno di un piccolo ciottolo di fiume arte: è la natura naturans.
Santo Paolo sa quando e in che misura intervenire, conosce la differenza tra inventio e imitatio, tra meccanomorfismo e fitomorfismo, e predilige sempre i secondi membri di questi binomi.
Vari i temi, pur nella loro perpetua ricorrenza; varissimi i materiali; tanta la pazienza, insegnatagli dal professor Gullé, nell’attesa della forma desiderata; tanta l’impazienza nel vedere il risultato che lo scultore ha già visto, nella sua mente.
Forme quasi appuntate, come gli schizzi sui suoi preziosi fogli; dettagli che appartengono alla materia, e materia posseduta dallo scultore come esperienza; sentimenti che mostrano tutta la loro pregnanza grazie al singolo gesto: una mano bloccata e bloccante vuol fermare il tempo che inesorabile corre verso il sacrificio (Andromaca e Astianatte); lapidei felini; un tempo tortile, narrato, spazializzato (Dall’Annunciazione alla Resurrezione); un abbraccio eternato dall’addio (Ettore e Andromaca); monocromatici amplessi…
Amanti in granito nero, o in pietra bianca di Ragusa; radici; figure equine; “legna” salvata dal fuoco; plexiglass; ceramici miti antichi in perenne attesa della catarsi; pietra lavica; fatti contingenti, quasi cronachistici; madri, incinte o “sgravate”; presepi, immediatamente riconoscibili come tali, o da “scovare” nel groviglio materico: opere narrative, fotogrammi di storie antiche come l’uomo, ma attuali.
L’opera di Guccione parla, si spiega, si presenta, per questo scriverne è certamente utile, ma non indispensabile, dunque non posso che incitarne la fruizione, una fruizione partecipata: queste opere si guardano lentamente, tornando sul percorso effettuato per cogliere quanto al nostro occhio è sfuggito, ma che può apprezzarsi alla luce di quanto visto di seguito: una visita, per quanto possibile, tattile (caldo, freddo, liscio, ruvido…), per averne non solo una visione “artistica” (dal greco Técne, come metodo, sistema di lavoro), ma anche soprattutto “estetica”, come effetto sui nostri sensi.
Lorella Di Gregorio
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Ultimo aggiornamento:
venerdì 12 Ottobre 2007
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18/2/2007
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