Biography:
Marino Iotti nasce a Reggio Emilia nel 1954, inizialmente autodidatta studia poi in una accademia di pittura privata, è anche art director in un'agenzia pubblicitaria di Reggio Emilia.
L’opera di Marino Iotti rappresenta un esempio interessante dell’attuale declinazione dell’esperienza informale della pittura segnica in particolare. In un momento in cui la proposta artistica si è scomposta secondo una dimensione multi-identataria, molti artisti, tra cui anche Marino Iotti, si trovano coinvolti in un incessante interrogarsi riguardo la propria presenza, alla ricerca di una privata consapevolezza creativa.
Le opere dell’ultimo periodo sono superfici riempite di pennellate, di scolature di colore sulle quali traspaiono i segni e la struttura di un’autografia che rimanda ad una sorta di graffitismo spontaneo.
Proprio questo genere di struttura permette a Marino Iotti di tracciare una particolare organizzazione compositiva costituita da un rapporto dinamico, intenso tra gli ampi segni, le linee verticali di scrittura e lo sfondo innervato dal colore. La superficie si manifesta come una tramatura sensibile, filtrata attraverso la materia cromatica, su cui i segni di questa personale scrittura tentano di rendere leggibile un linguaggio insito nelle forme e nel colore. Le opere dell’ultimo periodo sono ampie superfici colorate scompartite con pochi, lunghi graffi sulla tinta fresca e su alcune delle quali Iotti ha inscritto ancora i propri personali ideogrammi. Sono formazioni apparentemente prive di senso prestabilito, ma come mettendo radice nello spazio continuo della superficie hanno il compito di ritrovare e tracciare le formulazioni minime del senso delle emozioni e delle sue pulsioni interne. Le opere di Iotti ci restituiscono un processo condotto secondo i modi di una costruzione e di un’emergenza privata, in cui egli stesso ritaglia il proprio luogo di significazione. Ma non si tratta di una "scrittura automatica" che faccia eco a una dimensione e a un linguaggio solipsisti. Al contrario, durante questo stesso processo, diviene consapevole che ogni materiale è, in fondo, un linguaggio aperto alle possibilità dell’essere e del sentire e capace di liberare l’immaginario di un artista in un vasto campo di comunicazione emotiva con il mondo. Ecco, laddove la pittura informale aveva lasciato gli strumenti per un definitivo superamento della forma simbolica nei modi di una immediata presentazione di pulsioni interne attraverso segni, gesti e materia, Iotti recupera quegli stessi strumenti trasferendo l’indagine sul piano di una verifica della propria soggettività, la cui realizzazione è affidata proprio al muoversi e all’organizzarsi della materia sulla tela...
Giorgia Valentini
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