Glossario
 
world artist
Mario Schifano


Roma (Italia)

nascita: 1934 (Homs, Libia)
morte: 1998 (Roma)
  Opere
 
 


Compagni compagni
mixed media on  various materials,  1968

 


Futurismo
mixed media on  various materials,  1965

 


Grande scultura equestre
mixed media on  various materials,  1980

 


Propaganda
mixed media on  various materials,  1962

 

Biography:

Mario Schifano nasce a Homs, in Libia, il 20 settembre 1934. Nel secondo dopoguerra, si trasferisce a Roma, dove, abbandonata ben presto la scuola, Schifano all’inizio lavora come commesso e in seguito collabora con il padre, archeologo restauratore al Museo Etrusco di Valle Giulia. Inizialmente si dedica al restauro di vasi, successivamente si occupa di disegnare planimetrie di tombe. Comincia nel frattempo a dipingere. I suoi debutti sono all'interno della cultura informale con tele ad alto spessore materico, solcate da un'accorta gestualità e segnate anche da qualche sgocciolatura. Grazie a queste opere inaugura la sua prima personale nel 1959 alla Galleria Ap-pia Antica di Roma. È comunque in occasione della sua prima mostra alla Galleria La Salita, che la critica comincia a interessarsi del suo lavoro. La pittura di Schifano in pochi anni è cambiata radicalmente. Abbandonata l'esperienza informale, ora dipinge quadri monocromi, delle grandi carte incollate su tela e ricoperte di un solo colore, tattile, superficiale, sgocciolante. Il dipinto diventa "schermo", punto di partenza, spazio di un evento negato in cui, qualche anno dopo, affioreranno cifre, lettere, frammenti segnici della civiltà consumistica, quali il marchio della Esso o della Coca-Cola. Nel 1961 ottiene il Premio Lissone per la sezione "Giovane pittura internazionale" e tiene una personale alla Galleria La Tartaruga di Roma. L'anno successivo è negli Stati Uniti; conosce la Pop Art ed espone alla Sidney Janis Gallery di New York nella mostra Thè New Realist. Ritoma negli States sul finire del 1963, dopo aver allestito personali a Roma, Parigi e Milano, e vi rimane per la prima metà dell'anno seguente, quando viene invitato alla Biennale di Venezia. Sono di questo periodo i paesaggi anemici, una serie di tele in cui il mondo naturale viene evocato sul filo della memoria attraverso frammenti, particolari, scritte allusive. L'artista opera ora per cicli tematici e verso la fine del 1964 accentua quell'interesse verso la rivisitazione della storia dell'arte che lo porterà, ai notissimi pezzi dedicati al Futurismo. È ancora una volta un'immagine tratta dai mezzi di comunicazione di massa, un'immagine appartenente alla memoria collettiva, quindi usurata, consumata, l'immagine fotografica del gruppo storico futurista a Parigi, a sollecitare Schifano, il quale sottolinea l'affiorare del ricordo di questa foto riducendo le figure a sagome senza volto e opera un distanziamento "velando" il ritratto con dei pannelli colorati di perspex. Nel 1965, realizza Io sono infantile, un'opera legata alle illustrazioni destinate all'infanzia, che rappresenta pure il ritorno - tutto mentale - a una dimensione temporale lontana, eppure sempre presente nell'artista. In questa fase del lavoro di Schifano, si occupano critici attenti come Maurizio Calvesi, Maurizio Fagiolo e Alberto Boatto, e scrittori celebri quali Alberto Moravia e Goffredo Parise. Quest'ultimo descrive Schifano come un piccolo puma di cui non si sospetta la muscolatura e lo scatto. Sempre allo Studio Marconi presenta nel 1967 il lungometraggio Anna Carini visia in agosto dalle farfalle, cui farà seguito la trilogia di film composta da Satellite, Umano non umano, Trapianto, consunzione e morte di Franco Brocani. Le sue prime esperienze cinematografiche risalgono comunque al 1964 e risultano in perfetta sintonia con l'attenzione critica che Schifano presta all'ininterrotto flusso di immagini prodotto dalla nostra civiltà tecnologica in cui il reale viene continuamente sostituito dal suo "doppio", sia esso fotografico o televisivo o cinematografico. Fra 1966 e 1967 realizza le serie Ossigeno ossigeno, Oasi, Compagni, compagni. Quest'ultima emblematizza il preciso impegno che condurrà Schifano a una crisi ideologica e d'identità tale da portarlo a dichiarare di abbandonare la pittura. Nel 1971 partecipa alla mostra Vitalità del negativo nell'arte italiana 1960-70, curata da Achille Bollito Oliva; in seguito tiene personali a Roma, a Parma, a Torino e a Napoli ed è presente alla X Quadriennale di Roma e a Contemporanea, rassegna allestita nel parcheggio di Villa Borghese, sempre a Roma e ancora a cura di Bonito Oliva. Nel 1976 partecipa alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Bologna alla mostra Europa / America, l'astrazione determinata 1960-76;due anni dopo è invitato nuovamente alla Biennale di Venezia e presenta alla Tartaruga di Roma Capolavoro sconosciuto, rielaborazione del noto omonimo racconto di Balzac. Intanto, sul finire del decennio, l'artista ritrova il piacere della pittura e con tecnica consumata e sapienza gestuale appronta le serie Al mare e Quadri equestri. Diverse sue opere sono in mostra nel 1979 al Palazzo dei Diamanti di Ferrara. Nel 1980 viene invitato da Maurizio Calvesi alla mostra Arte e critica 1980, allestita al Palazzo delle Esposizioni di Roma, e l'anno successivo è tra i pochissimi artisti selezio- nati da Germano Celant per Identité italienne, mostra organizzata al Centre George Pompidou di Parigi. Sempre del 1981 sono il gruppo di dipinti raccolti sotto il titolo Cosme-si, cui seguono i cicli Architettura, Biplano, Orlo botanico. È ancora presente alla Biennale di Venezia sia nel 1982 che nel 1984, anno in cui espone al Palazzo delle Prigioni Vecchie della stessa città veneta il ciclo Naturale sconosciuto presentato da Alain Cueff. Nel 1989, anno in cui è presente alla rassegna Arte italiana nel XX secolo organizzata dalla Royal Academy di Londra, tiene personali al Palais des Beaux-Arts di Bruxelles e al Padiglione d'arte Contemporanea di Ferrara, dove, sotto il titolo Inventario con anima e senz'anima, raccoglie una serie di tele che rappresentano la summa della sua ricerca in ambito naturalistico. Quest'ultima mostra diverrà poi itinerante, toccando diverse città italiane, per giungere infine in Francia, al Centro d'Art Contemporain di Saint Priest (1992). Il Palazzo delle Esposizioni di Roma, in occasione della sua riapertura (1990), gli allestisce una rassegna, intitolata Divulgare, con un consistente numero di opere di grande formato realizzate per l'occasione. Tré anni dopo presenta in diverse gallerie italiane il ciclo Reperti, dedicato agli animali del mondo preistorico, tema i cui primi esemplari erano già comparsi nella personale da Maeght. Nel 1994 è presente alla mostra Thè Italian Metamorphosis, organizzata dal Solomon R. Guggenheim Museum di New York e trasferita l'anno seguente alla Trien- naie di Milano e al Kunstmuseum Wolfsburg. Nel 1996 Schifano rende un omaggio alla sua Musa ausiliario,, ovvero alla televisione intesa quale flusso continuo di immagmi in grado di strutturarsi come vera e unica realtà totalizzate della nostra epoca. Se alla fine degli anni Sessanta si limitava a estrapolare dea programmi televisivi dei singoli fotogrammi e a proiettarli decontestualizzati sulla tela, ora, interviene sulle immagini pittoricamente mutandole ulteriormente di senso. Allestisce una grande mostra che è stata ospitata dapprima presso la Fondazione Memorial da America Latina di San Paolo del Brasile (1996), poi presso il Museo di Belle Arti di Buenos Aires (1997); nel 1998 presentò alla Fondazione Wifredo Lam dell'Avana e a Città del Messico. Durante un suo viaggio in Brasile compie un happening all'interno di una favela di Rio de Janeiro. Nel 1997, in occasione del settimo centenario della edificazione di Santa Croce a Firenze, Schifano ottiene il Premio San Giorgio di Donatelle per aver realizzato le vetrate policrome collocate nella cripta della Basilica. Nello stesso anno cura gli allestimenti scenografici del carnevale di Roma. Muore a Roma il 26 gennaio 1998.

 

Ultimo aggiornamento: martedì 25 Marzo 2003
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